“Esistono nella Chiesa associazioni in cui i fedeli, sia chierici, sia laici, sia chierici e laici insieme, tendono, mediante l’azione comune, allo sviluppo di una vita più perfetta o alla promozione del culto pubblico o della dottrina cristiana, o ad altre opere di pietà o di carità”
[dal Codice del Diritto Canonico, libro II, 298]
Nella cultura cristiana le confraternite iniziano a diffondersi nel secolo VIII, trovando piena affermazione a partire dal secolo XIII. Nel corso dei secoli, si sono distinte in confraternite di mestiere, confraternite di devozione e confraternite dei penitenti, in base alle finalità della costituzione delle congreche.
Le confraternite di mestiere raccolgono persone di una stessa professione intorno al culto di un patrono, realizzando anche un senso di mutuo soccorso; nelle confraternite di devozione, i membri sono accomunati da una stessa forma di pietà, tra cui il culto eucaristico e, successivamente, quello verso la pratica del Rosario; le confraternite dei penitenti sono sorte per combattere le eresie e sviluppare azioni caritative.
Le confraternite, definite come una delle “maggiori forze morali della controriforma italiana” [R.Villari, Il Sud nella Storia d’Italia – 1978], presentano, sin dal primo diffondersi, uno scopo misto di culto e beneficenza. Nel XVI secolo, la nascita di queste unioni è da considerarsi la risposta alle esigenze dei lavoratori che, unendosi, ambiscono al miglioramento delle proprie condizioni e alla difesa della propria arte e del ceto lavorativo di appartenenza. Sono dette arciconfraternite quelle congreche che hanno la facoltà di aggregare a sè confraternite che nello statuto si prefiggano i medesimi scopi.
Forse, a Stabia. le confraternite hanno una tradizione anteriore al Cristianesimo, ponendo le proprie radici, addirittura, in riti pagani. In un pregevole studio del 1941, mons. Francesco Di Capua dimostra l’esistenza nell’antica Stabiae (forse meglio dire nel territorium Sinus Stabianus) di una congreca dedicata a Cybele: la Magna Mater degli Dei, protettrice delle selve, delle sorgenti e specialmente dei liberti della casa imperiale.
Sono tante le confraternite che hanno influito nella storia di Castellammare, di molte si è persa memoria, altre hanno avuto un’esperienza breve, ma ognuna di esse ha di certo svolto un ruolo tangibile nello sviluppo religioso, artistico e, talvolta, anche economico della città, nel rione o nella via in cui hanno avuto sede.
A partire dal sec. XIII si affermò, in tutti i ceti produttivi, la volontà di identificarsi in associazioni. Queste congreche sorgono in tutti i rioni, trovando il proprio fulcro negli edifici religiosi.
Un ruolo forte nella storia stabiese è svolto dalla “confraternita dei marinari, pescatori padroni di barche e di bastimenti”, nata nel 1561, con lo scopo di aiutare i confratelli nel momento del bisogno. Nel 1580 i marinai edificano la propria chiesa sul molo sotto il titolo della Madonna di Portoslavo. La chiesa è abbattuta nel sec. XIX per l’ampliamento del Real Cantiere e ricostruita tra il 1825 e 1844 nel luogo dove si eleva ancora oggi. I padroni di navigli e i marinai si associano anche in altre confraternite:
Santa Maria del Soccorso, con cappella e sepoltura nella chiesa di Santa Croce, fondata nel 1561;
Beata Vergine e San Nicola al Molo, fondata nel 1589.
Queste tre confraternite si uniranno nel 1746, riedificando la cappella dei marinai nella chiesa di Santa Croce sotto la protezione di San Vincenzo Ferreri e Sant’Ireneo.
La stessa grotta di San Biagio (un ipogeo cristiano inizialmente dedicato ai santi Giasone e Mauro) nel sec. XVII, è concessa ai cardatori di lana (Carminatores), verosimilmente anch’essi riuniti sotto forma di congreca. Il sacerdote Nicola Buonanno, nel descrivere Castellammare in una memoria manoscritta del 1716, narra della “Congregazione dei Preti, congregazione dei nobili, congregazione dei secolari” presso il Collegio dei padri Gesuiti, e non disdegna di vantare le congreche cittadine: “Vi sono ancora confraternite laicali, e particolarmente quella del Corpus Domini, che ha cura e peso di dare le cere e quanto bisogna di palii, lampioni quando esce Nostro Signore per i viatici; di fare anche la festa coll’ottava, prediche nella solennità del Corpus Domini (…) Moltissime altre (…) per brevità si tralasciano”
Rimarrebbero da citare le “Cause Pie”, che però non possono definirsi vere e proprie congreche; esse nascono con scopi più complessi. Queste possono classificarsi come istituti di carità, con l’intento di soccorrere i meno agiati, anche se non facenti parte del ceto dei soci. I beneficiari dell’azione di queste cause, a differenza di quelli delle confraternite, non devono essere forzatamente iscritti o facenti parte di una categoria specifica.
Tra le “Cause Pie” è da citare quella di San Nicola da Tolentino, fondata nel 1891 presso la parrocchia dell’Annunziata. Il sodalizio da alcuni anni, modificando lo statuto, è divenuto confraternita.
Una più approfondita ricerca potrebbe accrescere l’elenco di queste associazioni presenti nella storia stabiese, ma risulterebbe superfluo al nostro scopo.
L’intento di questa presentazione è di far comprendere come il popolo di Stabia abbia da sempre avuto, e ha ancora, la volontà di identificarsi sotto uno stesso simbolo per esaltare i valori del Cristianesimo. Le confraternite che ancora vivono nel cuore di Castellammare si nutrono dell’amore per le tradizioni che si respira tra le antiche strade e gli storici edifici cittadini. L’esistenza di questi sodalizi testimonia la passione di uomini che nella fede hanno dato prova di incondizionato attaccamento alle proprie radici: “le arciconfraternite hanno generato nei secoli innumerevoli opere di assistenza, ma anche di pietà e di penitenza, trasmettendo fino ai nostri giorni devozioni popolari e iniziative di dedizione al prossimo; tanto che possono a buon diritto essere definite come progenitrici del Volontariato (…) Oggi le confraternite hanno il compito di far crescere religiosamente e moralmente i propri membri e di portare nel proprio ambiente i valori della pace e della solidarietà” (mons. Oscar Reschigg)
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[Le Confraternite – Egidio Valcaccia – Nicola Longobardi Editore]